I TURRI

Una famiglia di pittori legnanesi attraverso tre secoli

L’argomento è stato oggetto di una conferenza svoltasi in Fondazione il 23 marzo 2017 a cura della Dott.ssa Maria Grazia Turri, in occasione dei 110 anni dalla nascita di Mosè Turri jr (suo padre)

 

Mosè Turri jr.
nobile figura di uomo e di artista, erede della tradizione familiare

Mi è particolarmente gradito ricordare la figura di mio padre Mosè Turri Jr perché egli è, con il padre Gersam, nel 1935, il primo a fornire le indicazioni sui costumi della sfilata storica e a seguire personalmente la realizzazione della copia della Croce di Ariberto da Intimiano. Alla ripresa della sfilata, nel 1952 fino agli anni ‘70 lavora, instancabilmente e sempre a titolo gratuito, per tutte le contrade, creando modelli di grande valore artistico e rispettosi della storicità. Nel 1981, poi, rende disponibile un prontuario di riferimento per gli abiti, gli accessori e le armi del Palio. Inoltre proprio nel 2017 ricorrono 110 anni della sua nascita ed è questo il miglior modo per celebrarlo.

Mosè Turri jr. nasce a Legnano il 1 aprile 1907 ed è l’erede della famiglia di pittori/affrescatori soprattutto di arte sacra, tutti nati e vissuti a Legnano, che hanno operato non solo in Lombardia, attraverso tre secoli, dal 1700  al 1986. Tramandano di generazione in generazione il linguaggio pittorico, meglio e più di come si trasmette la lingua parlata. I Turri sono gli eredi dei Lampugnani di Legnano e dei Crespi e Bellotti di Busto, continuazione storica di una tradizione lombarda di arte sacra.

Illustro brevemente la dinastia:

Antonio Maria Turri (1769-1853)

il capostipite Antonio Maria Turri (1769-1853) nasce sotto la dominazione di Maria Teresa d’Austria. Il padre Ambrogio, commerciante di stoffe, sogna per il figlio un futuro analogo, ma Antonio a 11 anni diviene allievo del canonico Biagio Bellotti di Busto, “il Tiepolo lombardo”. Da lui apprende lo stile, fatto di luminosità degli sfondi e di splendente gamma cromatica, caratterizzato dalle quadrature, decorazioni architettoniche che definiscono le scene, creando suggestioni all’osservatore. Nel 1789 entra alla Accademia di Brera, allievo di Schieppati. Il padre Ambrogio si oppone, ma Antonio, determinato, segue la sua vocazione. Il canonico Bellotti gli inculca anche un profondo senso religioso tanto da dare ai suoi nove figli nomi dell’Antico Testamento, inaugurando così la tradizione familiare proseguita fino all’avvento del nazismo. Infonde nei figli, soprattutto gli ultimi due, Beniamino e Jafet, la passione per la pittura e li cresce nell’amore per l’affresco a tema sacro. Dipinge, fra l’altro, in Legnano nelle chiese di S. Erasmo e di S. Bernardino e nelle parrocchiali di Rovellasca e Sacconago.

Beniamino Turri (1803-1882)

Beniamino Turri (1803-1882) già da bambino dimostra particolare attitudine per il disegno. A 17 anni frequenta l’Accademia di Brera, che lascia ben presto, ormai maturo per dedicarsi alla professione di pittore. Come lavoro di licenza espone una Crocefissione molto lodata da Hayez. Pittore sensibile e raffinato, si dedica totalmente all’arte sacra, con risultati rilevanti per il senso mistico che lo ispira. Buon colorista, con un manierismo riassuntivo e piacevole, viene richiesto per le figure sacre e le decorazioni in molte chiese, conventi e mulini lombardi e piemontesi. Lavora prima con il padre e poi con i figli Mosè senior, Daniele ed Elia. A Legnano sono presenti sue opere nella chiesa della Madonnina e nel Santuario delle Grazie, a San Vittore al Mulino Montoli.

Mosè Turri senior (1837-1903)

Mosè Turri senior (1837-1903) dimostra fin da piccolo una felicissima mano per il disegno e all’età di tredici anni frequenta l’Accademia di Brera coi pittori Sogni ed Hayez, distinguendosi per la sua maestria. A Brera è poi nominato commissario d’esame. E’ sempre coadiuvato dai fratelli Daniele, finissimo quadraturista, ispirandosi direttamente alla quadratura settecentesca, ed Elia, abile scultore di decorazioni derivate dai filoni milanese e ticinese. Essi costituiscono un nucleo di artisti omogeneo, che integra le parti pittoriche a figura con le decorazioni, ricreando ambienti ricchi di suggestione. Sono attivissimi e tanto valenti da divenire tra i maggiori rappresentanti dell’arte decorativa, dalla metà dell’800 fino alla prima guerra mondiale. Nell’arte sacra la sua opera si distingue per l’estrema abilità cromatica delle composizioni, sia ad affresco che ad olio su tavola. Suoi affreschi sono in moltissime chiese. A Legnano splendide sono le cappelle d’ingresso del santuario della Madonna delle Grazie, la volta e la sacrestia della Madonnina, in San Magno la cappella di sinistra dell’altare maggiore. Si dedica anche alla decorazione in palazzi signorili dell’epoca, ottenendo sorprendenti risultati espressivi grazie all’abilità di reintrodurre il gusto settecentesco. Affiancando l’architetto Alemagna, opera nella Villa Durini a Gorla Minore, nel Castello di Somma Lombardo, nella Villa Visconti a Macherio, nella Villa Olmo a Como. Lavora per la Casa Reale e per l’Ambasciata italiana di Madrid. Instancabile, dipinge numerosissimi quadri ad olio ricchi di soggetti animali e floreali, che ottengono grandi consensi nelle esposizioni nazionali dell’epoca. Celebri i quadri raffiguranti selvaggina.

Gersam Turri (1879-1949)

Gersam Turri (1879-1949) giovanissimo, viene avviato dal padre Mosè senior alla carriera artistica. A 14 anni frequenta l’Accademia di Brera. La sua attività artistica inizia con il padre Mosè e gli zii Daniele ed Elia e prosegue avvalendosi di abili decoratori, per opere sempre complesse e di grandi dimensioni. Per la sua capacità e competenza artistica negli stili italiano e francese, è definito dai contemporanei “il re del rococò”, più delicato del barocco, con linee curve sinuose, colori brillanti, scene chiare, immagini di gioiosa allegria e vitalità. Progetta le sue decorazioni ed esegue personalmente la parte figurativa, con stile inconfondibile, ottenendo per la sua bravura le preferenze accordategli da illustri famiglie (Toscanini, Visconti, Bernocchi e altri) e da famosi architetti (Alemagna, Portaluppi, Frigerio, Perrone). Il suo capolavoro tutt’ora ammirabile è il salone da Ballo del Palazzo Visconti, in via Cino del Duca a Milano. Prosegue anche la tradizione di famiglia con importanti affreschi di arte sacra. A Legnano esegue le edicole dei 15 misteri del Rosario al Santuario della Madonna delle Grazie e in San Magno la cappella a destra dell’altare maggiore e altre parti di decorazione e restauro. Come già ricordato, nel 1935 viene interpellato dai responsabili della nascente manifestazione per l’indicazione dei costumi del Palio di Legnano.

Mosè Turri jr

E’ indispensabile descrivere brevemente la storia di questa straordinaria famiglia di artisti, per inquadrare la figura di Mosè Turri jr. Egli infatti cresce tra quadri e pennelli, nello studio del padre Gersam e degli zii Elia e Daniele, dimostrando grandi doti nel disegno. A sette anni, quando il padre parte per la Prima Guerra Mondiale, sente forte su di sé le vicissitudini del conflitto. Queste prime esperienze fanno di lui uomo di pace. Anche le guerre successive incidono pesantemente sulla sua vita: richiamato alle armi nel 1935 per la Guerra d’Abissinia, viene rimpatriato nel 1937 per le malattie ivi contratte, che lo tormentano fino alla morte, avvenuta nel 1986. Si sposa nel 1939 con la sua madrina di guerra, l’adorata Angela. Lei è per tutta la vita la sua musa, modella, compagna e madre dei suoi tre figli. Pochi mesi dopo il matrimonio scoppia la Seconda Guerra Mondiale, col suo carico di tragedie e di morti. Ho voluto ricordare questo irrompere delle guerre nella sua vita perché aiuta a leggere il messaggio di pace insito nei suoi affreschi. Uomo dalla cultura poliedrica e multiforme, non ha mai smesso di studiare e accogliere entusiasta ogni novità. Ma la sua passione più grande è sempre stata l’arte: entra nell’Accademia di Brera nel 1926 e vi ottiene premi e riconoscimenti. Si dedica poi all’arte sacra creando pregevoli cicli di affreschi in molte chiese: a San Fermo di Varese, Carnago, Cernobbio, Olgiate Olona, Solbiate Olona, Busto Arsizio, Nerviano e Santo Stefano. A Legnano dipinge olii su tavola nella Chiesa della Mater Orphanorum e nella Cappellina Cornaggia Medici (1952, il volto di San Giovanni Battista è un autoritratto). Lo stile pittorico di Mosè Turri è stato definito manierismo moderno, un classicismo moderato e comunicabile, alla ricerca di una nuova leggibilità in chiave contemporanea. La sua vena narrativa, anche nei temi drammatici, si rivela contenuta e smorzata, sempre ricondotta a un’intima contemplazione. E’ stato lo strumento di Chi lo ha prescelto per testimoniare la fede, attraverso i colori del mondo da lui ricreato. Per condurre tutti coloro che entrano in chiesa a un ristoro dell’anima, anche grazie all’arte: il bello che porta al bene. Nelle sue composizioni l’inserimento della luce è finalizzato a raccontare i personaggi, quello delle ombre scolpisce in maniera perfetta i panneggi degli abiti. I colori sono accordati a un delicato equilibrio, che però non esclude i contrasti tra i chiari e gli scuri. Di felice intuizione e assolutamente originale la creazione di scene e parti monocrome a chiaroscuro che incorniciano e sottolineano quelle policrome. Tutto l’insieme degli affreschi è caratterizzato da un quieto splendore che ispira serenità e grazia. La tecnica a “fresco” è antichissima, risale ai tempi degli Egizi e poi dei Romani, viene ripresa da Giotto e perfezionata nel Rinascimento. E’ una tecnica complessa e impegnativa perché richiede grande rapidità di esecuzione, in quanto l’intonaco asciuga in pochissime ore, e grandissima sicurezza nel dipingere, perché non sono possibili ripensamenti, una volta stesi i colori. Mosè Turri jr. eredita i segreti di questa arte dalla sua famiglia, perfezionandola. Risultano così immagini di grande luminosità e trasparenza: effetti di luce diurna, grigi argentini, colori vibranti sempre splendidi, che migliorano col tempo perché l’affresco ”matura”. (E’ indescrivibile la mia sensazione di stupita meraviglia quando, da bambina, lo vedevo, minuto e fragile, col pennello in mano, arrampicato su altissimi ponteggi malfermi, far emergere, in poche ore, dal nulla di un muro bianco, scene di paradiso. Mi sembrava una magia.) Condivido un video con alcune immagini, per dare un esempio dei grandiosi affreschi da lui realizzati. Nel video ci sono particolari della cappella di sant’Elena (1946) nella Chiesa di Cristo Re a San Fermo di Varese. La Santa, con la mano destra, tiene la croce insanguinata e con la sinistra stringe i chiodi. E’ una figura imponente, regale, con un ampio abito bianco arricchito di gemme e preziosi pendagli attorno al capo. Ha un volto splendido con lo sguardo proteso verso il cielo, rapito in un’estasi mistica. Sempre della stessa chiesa le due illustrazioni (d ed e): un’originalissima natività, resa essenziale nella scarna semplicità dei personaggi, ma di una poesia incantata. La grotta appare come una conchiglia che racchiude il tesoro di una nascita straordinaria. Maria, avvolta nel manto, contempla felice il Bambino, che dorme sereno sulla paglia, splendente di luce propria e illuminato dalla lanterna posta al centro della scena. Il bue e l’asinello dietro di Lui, sorridono, creature che gioiscono per la gloria di Dio. Giuseppe, spostato nell’angolo estremo della grotta, sembra ritrarsi timoroso di fronte a tanta meraviglia. Il suo profilo è quello di mio padre, un autoritratto, come spesso in uso negli affreschi antichi. I pastori, le tre età della vita, si affacciano al sommo della grotta, quasi compressi nello spazio rimanente della parete, coi volti felici, sbalorditi. Una natività assolutamente unica nella sua modernità e allo stesso tempo contenente tutti gli elementi dell’iconografia classica. Nel video, nelle immagini della Cappella dei santi Fermo e Rustico, vi è il particolare dell’angelo in bianche vesti che porta l’acqua ai martiri. La mamma mi raccontava che il Beato Cardinale Schuster, in visita a San Fermo, aveva voluto dormire con i cartoni preparatori di questi angeli attorno al letto, per sentirsi in Paradiso. Nella sua lunga carriera, dipinge non solo affreschi, ma anche numerosissime tele di Madonne con Bambino e angeli, ritratti, paesaggi con animali e chiaroscuri, che ornano molte case italiane ed estere, sue opere sono in USA e in Australia. Data la grande esperienza ereditata dalla famiglia, si dimostra anche finissimo restauratore di antichi capolavori, con interventi attenti e meticolosi, nelle parrocchiali di Binago, Treviglio, Busto Arsizio e San Magno a Legnano. Con il padre Gersam e l’ing. Sutermeister negli anni venti, recupera molti affreschi antichi nella città di Legnano, eseguendo strappi d’urgenza, prima che le case nobiliari vengano demolite. A lui si deve anche il salvataggio in extremis degli affreschi del trecentesco Ospizio di Sant’Erasmo. Grazie al suo intuito e alla grande esperienza, scopre, per primo, i dipinti di Santa Maria Foris Portas di Castelseprio e impedisce che la chiesetta venga abbattuta. Tutto questo sempre con grande generosità, senza percepire alcun compenso, né ricevere pubblici riconoscimenti. Come ho già ricordato, si dedica con entusiasmo e passione al Palio delle Contrade di Legnano, disegnando gratuitamente splendidi costumi, rispettosi dell’epoca, e dettandone le linee guida: grazie a lui e poi al figlio Marco, rappresentano veri capolavori di storia del costume. Concludo dicendo che per Mosè Turri jr. la tradizione familiare è stata valore fondante. Del resto è fatto forse unico nella storia dell’arte, che si trasmetta di padre in figlio, per cinque generazioni, attraverso tre secoli, la passione per la pittura e la volontà di perseguirla come professione, anche a costo di molti sacrifici, senza che ci sia, oltre alle doti naturali, un legame familiare profondo di stima e di fiducia. Un grande insegnamento.

Articolo tratto dalla rivista “Il Carroccio”, maggio 2017

Autore: Maria Grazia Turri, in collaborazione con Raffaele Baroffio

Fonti:

  • Archivio privato Turri
  • Profilo Storico della Città di Legnano, ed. Landoni, 1984, Marco Turri, pag. 161-166
  • Schede Comanducci per singolo autore, Luca Turri

 

Video delle slide che sono state proiettate durante la conferenza