La FARMACIA MUZIO
due secoli di tradizione famigliare
In occasione del centenario della Farmacia Muzio, abbiamo caricato sul nostro sito i materiali inerenti la conferenza “La Farmacia Muzio: due secoli di tradizione famigliare”: immagini e testi ripercorrono la storia lavorativa e umana della famiglia Muzio.
La conferenza si svolse in Fondazione il 18 maggio 2017, a cura della Dott.ssa Madina Muzio.
La Dott.ssa Madina Muzio durante la conferenza.
La Dott.ssa Muzio, nella prima parte della serata, delineò la storia della Farmacia Muzio, che attraversa ben tre secoli, sino ad oggi.
L’iniziatore è da considerarsi Alfonso Muzio, proveniente da una famiglia che sin dalla fine del Settecento si occupa di erboristeria e farmacia.
Il 2 marzo 1848 Alfonso Muzio conseguì la laurea in Farmacia all’Università di Genova.
Dopo la laurea, Alfonso Muzio aprì una farmacia in Varzi (PV); sotto i portici che possiamo vedere nell’immagine. Da allora, lui e i suoi discendenti, intrapresero la professione di farmacista.
Nel 1920 Fedele Muzio, nipote di Alfonso e ufficiale medico dell’esercito, durante la Prima Guerra Mondiale, acquistò la farmacia di Parabiago in Piazza Maggiolini e qui si trasferì, da Varzi, con la moglie Clotilde. Chimico, oltre che farmacista, Fedele formulò una serie di medicinali, tra cui il Pulmol, un apprezzato sciroppo per la tosse.
La conferenza appartiene alla serie Gli oggetti raccontano la loro storia, per questo motivo la Dott.ssa Muzio, nella seconda parte della serata, descrisse, attraverso i suoi ricordi personali, alcuni oggetti ed il loro utilizzo.
La maggior parte degli oggetti presentati, appartengono alla famiglia Muzio; altri fanno parte delle collezioni del Museo della Fondazione: infatti, la Farmacia Muzio, donò al Museo alcuni dei propri cimeli.
La totalità degli oggetti appartiene al momento storico in cui il farmacista era del tutto, e in seguito solo in parte, il preparatore: significa che i farmaci erano prodotti nel laboratorio ubicato nel retro della farmacia stessa, dosando i semplici, ovvero le erbe officinali, precedentemente essiccate e ridotte di norma in polvere, ed eventualmente addizionandoli con degli eccipienti. Il farmacista preparatore, “le cui origini si perdono nella notte dei tempi”, come figura professionale esiste ancora nel momento del trasferimento della farmacia Muzio da Varzi a Parabiago, e ancora, nel dopoguerra, anche se in forma più limitata.
A margine della conferenza fu esposta una raccolta di riproduzioni anastatiche di grandi erbari del passato, appartenenti alla Farmacia Muzio: furono commentati brevemente al termine della conferenza dall’Arch. Piero Rimoldi. L’erbario è stato per secoli un fedele strumento nelle mani dei medici e dei farmacisti, in quanto solo nel XIX secolo si è cominciato ad utilizzare farmaci di sintesi, mentre in precedenza erano ricavati interamente dal mondo vegetale.
Il “coccodrillo”. Diviso in due metà incernierate tra di loro, serviva da stampo per dare forma alle supposte.
Etichette di farmaci di uso comune, quelli che venivano confezionati dal farmacista preparatore nel laboratorio annesso alla farmacia. Tra le preparazioni, anche bustine di zafferano, che venivano acquistate nei giorni festivi per fare il risotto alla milanese. Nel confezionamento delle bustine di zafferano erano coinvolti tutti i membri della famiglia.
Elementi provenienti dalla farmacia Muzio che fanno parte delle collezioni del Museo: da sinistra, riconosciamo una bilancia di precisione, una confezione di preparato industriale di sintesi, il kermes minerale, che in passato, veniva ricavato da un insetto ed era noto soprattutto per essere usato come colorante. Qualcuno ricorderà l’Alkermes, un liquore dal colore rossastro. Proseguendo, vediamo un albarello (tipico contenitore da farmacia, in ceramica smaltata, usato per conservare i semplici), un prontuario di prodotti industriali per preparare i farmaci, un mortaio in ottone, utilizzato per ridurre in polvere le erbe officinali essiccate e qualsiasi altra sostanza.
Una Guida pratica per medici e per farmacisti, edita nel 1894 (appartenente alle collezioni del Museo). Si tratta di un prontuario di sostanze di sintesi, che si utilizzava per la preparazione dei farmaci. Questi prodotti industriali iniziarono ad essere disponibili nel XIX secolo e vennero sempre più spesso affiancati da farmaci già pronti e confezionati, che finirono per diventare, nel XX secolo, la norma, quelli che ancor oggi utilizziamo, rendendo quasi del tutto superflua la capacità di preparatore del farmacista.