La terza sezione è dedicata alle testimonianze di alcune donne: abbiamo chiesto loro di raccontarci come si svolgeva la loro giornata lavorativa e di ricordare episodi che hanno segnato il loro percorso umano

*Accanto alle immagini potete trovare le testimonianze: vi basterà cliccare sul “+” per poter leggere il racconto delle nostre protagoniste

Lavorare, per insegnare il lavoro

Nel 1981 Don Giuseppe mi contattò per offrirmi un impiego come segretaria all’Istituto “Luigi Clerici” di Parabiago, per una sostituzione. Avevo quarant’anni. 

Sono sempre stata in ufficio da sola, quindi approfittavo dell’intervallo per parlare con gli insegnanti. I docenti erano degli specialisti.

All’inizio mi occupavo solo dell’Amministrazione, poi ho iniziato anche a insegnare: tenevo lezioni di Economia domestica (come si cuce, come si stende, come si stira, come si cucina..) e sulla Prevenzione infortunio. 

Le classi erano formate da circa 25/27 alunni e insegnavo anche agli uomini: per mostrare loro come si stirava, portavo la mia asse e il mio ferro.

Per il Corso di cucina portavo gli studenti in Villa Castelnuovo (quella che era stata la residenza dell’industriale tessile Paolo Castelnuovo).

Oltre a queste materie, vi erano anche lezioni sulle fibre tessili (utilizzavo dei campioncini per questo), sull’ecologia, sulla raccolta dei rifiuti, sull’utilizzo dei soldi e sul risparmio, sui consumi della benzina.

In questo istituto c’erano anche dei corsi per l’Assistenza domiciliare e per gli ASA (Ausiliari Socio Assistenziali). Queste ASA lavoravano presso case di riposo, a domicilio e con i CSE (Centro Socio Educativo). 

Per attuare questi corsi bisognava chiedere alla Regione e veniva fatta una selezione fra gli studenti. A fine corso si andava a mangiare tutti insieme. Oltre ai corsi in classe, si facevano anche le gite scolastiche e terminate le lezioni c’era un periodo di tirocinio, che poteva avvenire nelle case di riposo o nelle abitazioni private.

Sono stata vent’anni al Clerici!

IMMAGINI
Materiali didattici inerenti i corsi del Centro “Luigi Clerici” di Parabiago
Ⓒ Collezione privata

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Sono una “ragazza” diversamente giovane ex dipendente del Calzificio di Parabiago Mario Re Depaolini.

I miei genitori erano proprietari di un piccolo negozio di generi alimentari a Ravello ed io sono la terza di quattro fratelli, due maschi ed una femmina.

Terminata la terza media i miei genitori, constatata la scarsa voglia di continuare gli studi, mi trovarono un’occupazione. Per circa un anno ho aiutato in negozio e, compiuti 15 anni, nel febbraio 1974 sono stata assunta in Calzificio ed assegnata al reparto “sfilatura”.

Entrare in quel nuovo mondo di circa ottocento persone mi spaventava un po’ ma mi sono subito ambientata perché ho trovato tante giovani come me che mi hanno accolta con simpatia. 

La responsabile di reparto, chiamata “maestra” da tutti, mi affidò ad una esperta lavoratrice. Il mio compito consisteva nello staccare una calza dall’altra tagliando e sfilando il filo che univa il polsino dell’una alla punta dell’altra.  

Circa un mese dopo l’assunzione, terminato il periodo di addestramento, l’allora direttore venne a chiedere la mia impressione sul lavoro che stavo svolgendo. Risposi che mi trovavo bene ma avrei preferito un lavoro che non mi costringesse a stare seduta tutto il giorno come quello attuale.

Il direttore un anno dopo, quando si presentò la necessità e memore della mia richiesta, mi propose lo spostamento nel reparto stireria ed io accettai prontamente, felice di poter lavorare in piedi. La nuova mansione di “appaiatrice” consisteva nel controllare le calze dopo lo stiro verificando l’assenza di difetti (buchi, smagliature, colore e dimensione diverse), per avere un paio perfetto pronto per la confezione. 

Un giorno, improvvisamente, venni spostata al reparto tessitura uomo. 

Grande dispiacere! Imparare una nuova mansione non mi entusiasmava ma era anche un livello superiore e di conseguenza ottenni un aumento di stipendio che rendeva più accettabile il tutto. Dovevo tenere attive 27 circolari provvedendo al caricamento delle rocche di filato necessarie e controllare a campione che le calze prodotte fossero prive di difetti e conformi alla relativa scheda tecnica. 

Nove anni di tessitura e poi ritorno in stireria per il periodo di tempo utile per raggiungere la pensione. 

Quarantuno anni di lavoro in Rede!

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Calzificio Re Depaolini (REDE)
Ⓒ Archivio della Fondazione Carla Musazzi

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La mia avventura alla Rede inizia nel 1963 all’età di 14 anni. Ancora ragazzina, lasciavo quotidianamente la mia casa per andare a lavorare in un mondo tutto nuovo e pieno di sfide ed opportunità. 

Mi ricordo, appena entrata, la morte del nostro datore di lavoro, Mario Re Depaolini. Dopo il funerale, l’attività venne portata avanti dalla moglie, Carla Musazzi.

Per un anno, al mio ingresso, abbiamo seguito delle lezioni in una scuola, all’interno della fabbrica: per mezza giornata si imparavano nuovi lavori e, per l’altra mezza, venivano insegnate nozioni riguardanti l’ambito tessile. 

Il mio primo lavoro è stato la “roccatura”.

Ricordo che andavamo fuori a mangiare al CRAL, un negozietto vicino dove si poteva consumare il nostro pasto e, con un’aggiunta di 50 lire, si poteva avere anche la “puccia”: la convivialità del mangiare insieme e del confrontarsi sugli aspetti che vivevamo, le risate sonore e le battute per sdrammatizzare alcune difficoltà la facevano da padrone. 

Facendo un grande salto in avanti ricordo poi, durante i miei ultimi anni di lavoro, l’arrivo del computer e la difficoltà di passare ad una nuova modalità di lavoro per rimanere al passo con i tempi. Quanti pianti quando non riuscivo a controllare tutto come avrei voluto… e quanta soddisfazione ho provato dopo aver finalmente domato quel benedetto computer. 

Tra i tanti volti incontrati ricordo in particolare l’operaia che mi insegnò il lavoro dell’aspino, dalla matassa alla rocca. 

Rede per me è stato l’unico datore di lavoro per tutta la mia carriera lavorativa, una certezza e la possibilità di vivere serenamente anche il mio privato. 

Il mio lavoro mi piaceva molto e ci ritornerei volentieri.

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Calzificio Re Depaolini (REDE)
Ⓒ Archivio della Fondazione Carla Musazzi

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Sono nata a Casorezzo nel 1955.
Mio padre era un coltivatore diretto e mia mamma lavorava alla Zucchi.
Ho frequentato le scuole elementari e le medie, fino alla seconda classe.
Ho smesso di studiare perché non mi piaceva studiare, ed ho iniziato a lavorare all’età di 13 anni, per due anni presso una sarta e poi, per circa due anni e mezzo, da un artigiano che lavorava per la Zucchi.
All’età di 18 anni, nell’aprile del 1973, sono stata assunta dal Calzificio Rede con la mansione di operaia assegnata al reparto rimaglio uomo. Sono stata affiancata ad una lavoratrice esperta che da molti anni eseguiva quella lavorazione.
La maestra del reparto, e tutte le mie nuove compagne, con le quali trascorrevo anche parte del mio tempo libero, mi hanno accolta con simpatia e mi hanno aiutata, suggerendomi i segreti della lavorazione, che mi ha subito appassionata.
Ad ogni dozzina di ciascun articolo era assegnato un tempo massimo di cucitura ed il mio compito era quello di cucire un numero di dozzine tale che la somma dei tempi prodotti fosse almeno pari a quella dei minuti lavorati. Ciascun sacco, contenente cinque dozzine di calze, aveva un cartellino composto da tante strisce quante erano le lavorazioni da effettuare, con i relativi tempi assegnati. Dovevo staccare la striscia che riguardava la cucitura e porla in un sacchetto che veniva ritirato la sera al termine dell’orario di lavoro. I sacchetti venivano consegnati all’ufficio produzione che sommava i tempi stampati su ciascuna striscia e determinava il tempo complessivo prodotto giornalmente.
Il clima era tanto sereno che, una volta al giorno, mentre lavoravamo riuscivamo anche a recitare il Santo Rosario.
Nei miei quasi quarant’anni di lavoro ho insegnato il lavoro a diverse nuove assunte e ricordo con piacere la trasferta in Bulgaria fatta per istruire le lavoratrici di un laboratorio che dovevano eseguire le operazioni di finitura delle calze tessute a Parabiago.

FOTO
Calzificio Re Depaolini (REDE)
Ⓒ Archivio della Fondazione Carla Musazzi

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Un giorno mi venne consegnata dal postino una lettera da parte della “Re Depaolini”; a quel tempo avevo tredici anni ma decisi subito di rinunciare al mio percorso scolastico per intraprendere questa avventura lavorativa durata poi 43 anni.
Durante il primo anno alla Rede, le maestre hanno formato me e altre giovani ragazze attraverso lo studio teorico e pratico delle materie tecniche merceologiche. La giornata era così suddivisa: quattro ore di scuola al mattino e nel pomeriggio, a seconda delle attitudini personali, ci venivano assegnate alcune mansioni pratiche.
Durante le pause pranzo, noi giovani allieve sedute sugli scatoloni, ci divertivamo a commentare le operaie e gli operai che passavano da lì per il cambio turno.
Dopo un anno di formazione venni assegnata al reparto confezione uomo e il mio primo incarico fu quello di timbrare sul coperchio delle scatole taglia e colore del contenuto.
Successivamente, dopo un piccolo infortunio, sono stata spostata in un altro reparto dove una brava insegnante mi ha insegnato ad appaiare le calze da uomo di varie taglie, dal neonato fino alle taglie 13-14 da uomo. Ho trascorso vent’anni in questo reparto e anche se possono sembrare tanti, mi sono sempre trovata bene perché amavo ciò che dovevo fare. Non mi sono mai posta limiti sul lavoro, quindi dopo l’appaiatura mi è stata data la possibilità di imparare qualcosa di nuovo, la stiratura; una mansione decisamente più pesante a livello fisico poiché non essendo molto dotata di statura, non era sempre facile inserire le calze di varie taglie nelle forme. La temperatura delle forme da stiro era molto elevata e bisognava essere veloci, per non scottarsi, nell’infilare e posizionare le calze alla misura richiesta.
Qualche anno dopo, io ed una collega del rimaglio, siamo state scelte per intraprendere un’esperienza lavorativa in Bulgaria di circa un mese, per insegnare ad altre ragazze le nostre mansioni; è stata una bella esperienza, sia dal punto di vista lavorativo, ma anche per ciò che abbiamo potuto visitare durante quei giorni: abbiamo scoperto tradizioni nuove e i luoghi tipici di quella città. Rientrata alla Rede, mi è stata data la possibilità di insegnare e di trasmettere la mia esperienza alle nuove generazioni per poter formare ragazze in grado di subentrare al posto di chi oramai era vicino alla pensione
Il 1° maggio del 2014, dopo ben 43 anni, con nostalgia, finì la mia esperienza lavorativa, ma con orgoglio posso dire di aver imparato molto di questo lavoro e sono contenta di aver conosciuto persone, oggi amiche, con le quali sono tuttora in contatto.
Ora rimangono solo i ricordi, ricordi positivi grazie soprattutto a chi mi ha permesso di crescere investendo tempo e amore nella propria azienda.

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Calzificio Re Depaolini (REDE)
Ⓒ Archivio della Fondazione Carla Musazzi

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Vi racconto la mia esperienza professionale e… di vita, al Calzificio di Parabiago.
Al termine della scuola dell’obbligo e dopo i primi brevi contatti con il mondo del lavoro, nel gennaio del 1990 inizia il mio rapporto lavorativo con l’azienda.
Comincia così la mia “avventura” e vengo inserita nel reparto Tessitura donna, con la mansione di addetta alle macchine per la produzione dei gambali che, una volta assemblati, sarebbero divenuti collant. Come da prassi aziendale sono stata affiancata da personale qualificato e professionale già presente nel reparto, che mi ha istruita e preparata consentendomi di raggiungere le necessarie conoscenze e competenze per poter svolgere al meglio le mie mansioni.
Il mio compito consisteva nel tenere attivo un gruppo di 20 circolari provvedendo a caricare sulle cantre il filo delle varie tipologie necessario per la tessitura e controllando che la calza finita fosse senza difetti e della giusta dimensione.
Dopo una decina di anni sono stata inserita nel reparto Tessitura uomo dove ho acquisito, sempre con affiancamento a personale qualificato, la specifica preparazione tecnica relativa alla conduzione delle circolari per la produzione degli articoli di calzetteria per uomo, bambino e ragazza.
Successivamente mi sono occupata della realizzazione dei prototipi e successivi articoli di campionario per le collezioni delle diverse linee di vendita, oltre a quelli prodotti per i vari brand con i quali l’azienda collabora.
Più precisamente, tramite specifici programmi, tramuto il disegno cartaceo o altra proposta iniziale, in un file contenente le specifiche informazioni tecniche utili alle macchine per la produzione del manufatto.
Inoltre provvedo a compilare le successive schede tecniche relative, con tutti i parametri e requisiti degli articoli definitivi.
Questa è la mansione che svolgo attualmente, con notevole appagamento e arricchimento professionale e che mi porta attraverso il mio impegno quotidiano e con l’interazione sia con la proprietà che con le altre maestranze aziendali, al raggiungimento e realizzazione dei nuovi progetti e obiettivi perseguiti dalla società.
Il rapporto professionale e soprattutto umano con tutti i colleghi e i superiori, è sempre stato ottimale e costruttivo, di comprensione e reciproca collaborazione.
Con l’occasione voglio ringraziare tutti i collaboratori attuali e soprattutto quelli che non sono più presenti in azienda, ma un plauso particolare è per la titolare dell’azienda, la Sig.ra Carla Musazzi, che in tutti questi anni non è stata solamente una imprenditrice, ma un faro e una guida nella professione e nella vita e che ci insegna quotidianamente a non mollare mai, consentendoci di continuare la nostra attività lavorativa nonostante la concorrenza e il profondo cambiamento dei mercati che hanno avuto luogo nel corso degli anni.

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Calzificio Re Depaolini (REDE)
Ⓒ Archivio della Fondazione Carla Musazzi