25 aprile 2023

Festa della Liberazione

“LINEAMENTI DI STORIA”
Come diceva Oscar Wilde “Il volto di un uomo è la sua autobiografia”

In occasione della Festa della Liberazione, nell’80° anniversario della Resistenza, grazie alle ricerche e ai documenti dell’ANPI di Parabiago, vogliamo farvi conoscere la storia di sei partigiani combattenti che sono nati, hanno vissuto o avuto un legame con la città di Parabiago.

Fonti a cura di ANPI Parabiago, Giorgio Nebuloni e Archivio della Fondazione Carla Musazzi

A 18 anni entra nel Partito socialista iniziando la sua azione politica in clandestinità. Al 1936 risale il primo arresto e il conseguente confino per azioni contro il regime.
Dopo cinque anni ritorna libero e inizia a lavorare come operaio alla Brown Boveri di Milano, vivendo con il fratello Eugenio a Parabiago.
Diventa responsabile dell’organizzazione delle Brigate Matteotti in vista della Resistenza nell’Alto milanese che, con azioni di sabotaggio e attacco, darà filo da torcere alle forze nazifasciste. Sfuggito all’arresto nel 1944 e alla devastazione della propria casa ad opera della “Muti”, si rifugia in un paesino del Comasco a lavorare come contadino.
Nel gennaio del 1945 è di nuovo arrestato e finisce a San Vittore, da dove esce a marzo riprendendo subito la lotta. Il 24 Aprile, dopo uno scontro con i fascisti e una colonna di tedeschi in fuga lungo la statale del Sempione, i partigiani entrano finalmente a Parabiago, che viene liberata.
Zadra viene nominato sindaco provvisorio di Parabiago, carica che gli viene confermata nelle elezioni del 1946.

A 18 anni entra nel Partito socialista iniziando la sua azione politica in clandestinità. Al 1936 risale il primo arresto e il conseguente confino per azioni contro il regime.
Dopo cinque anni ritorna libero e inizia a lavorare come operaio alla Brown Boveri di Milano, vivendo con il fratello Eugenio a Parabiago.
Diventa responsabile dell’organizzazione delle Brigate Matteotti in vista della Resistenza nell’Alto milanese che, con azioni di sabotaggio e attacco, darà filo da torcere alle forze nazifasciste. Sfuggito all’arresto nel 1944 e alla devastazione della propria casa ad opera della “Muti”, si rifugia in un paesino del Comasco a lavorare come contadino.
Nel gennaio del 1945 è di nuovo arrestato e finisce a San Vittore, da dove esce a marzo riprendendo subito la lotta. Il 24 Aprile, dopo uno scontro con i fascisti e una colonna di tedeschi in fuga lungo la statale del Sempione, i partigiani entrano finalmente a Parabiago, che viene liberata.
Zadra viene nominato sindaco provvisorio di Parabiago, carica che gli viene confermata nelle elezioni del 1946.

Bozzolo (MN), 7 novembre 1915 – Legnano, 21 ottobre 1980
Primo presidente e fondatore della sezione ANPI di Parabiago.
È stato Consigliere comunale a capo del Gruppo consiliare del PCI dal 1951 al 1980. Impiegato alla Franco Tosi di Legnano, fu uno dei comandanti partigiani della 101a Brigata Garibaldi SAP e successivamente della 182a Brigata Garibaldi SAP.
Le SAP (Squadre di azione patriottica) erano i gruppi legati alle fabbriche, i cui scopi erano quelli di preservare i macchinari e gli uomini dalla razzia nazista, raccogliere armi, medicine ed equipaggiamenti, distribuire la stampa clandestina e dirigere gli scioperi.
“Negli ultimi giorni di novembre [1944], una giornata fredda ed uggiosa, Francesco Marcer si era recato ad un appuntamento in piazza Redentore a Legnano con Rossato.
Marcer e Rossato vennero in quell’occasione arrestati, grazie ad una ben pagata delazione.
Marcer venne picchiato durante gli interrogatori, si sentì male e venne ricoverato. Seppur piantonato nell’ospedale di Legnano riuscì ad evadere calandosi con delle lenzuola da una finestrella del bagno, complici medici ed infermieri. Venne aiutato dai compagni partigiani a raggiungere un rifugio sicuro, continuando poi la sua lotta lontano da Legnano: a Natale è già sull’Appennino emiliano, tra gli uomini della 144a Brigata Antonio Gramsci come comandante di battaglione.”

Parabiago, 24 luglio 1916 – Agrate Brianza, 25 novembre 2004
Nei primi mesi del 1944 Eva, nome di battaglia “Susi”, inizia la sua attività di staffetta partigiana di collegamento tra Milano e le formazioni partigiane della Valtellina, ed è alla fine dell’estate dello stesso anno che, durante una delle sue missioni, viene arrestata e rinchiusa prima nel carcere di Sondrio e poi a Como, dove subisce pesanti percosse e sevizie.
Viene definitivamente trasferita a San Vittore (MI) nel braccio gestito dai tedeschi, la cui destinazione finale solitamente era la fucilazione o l’internamento nei campi di concentramento.
In questo periodo il Comando dei partigiani dell’Oltrepò pavese ed il Comando di piazza tedesco intrecciano trattative per uno scambio di prigionieri. Eva rientra nello scambio e viene liberata in cambio del rilascio di due fascisti e di un ufficiale tedesco.
Da allora la sua storia si intreccia con la resistenza dell’Oltrepò: collaborerà sino all’insurrezione finale dell’aprile 1945 fungendo da collegamento tra il Comando unificato dell’Oltrepò, acquartierato a Zavattarello, ed il Comitato di liberazione nazionale Alta Italia (CLNAI) di Milano.
Presterà in seguito servizio come segretaria alle Cooperative regionali e sarà attiva politicamente nel PCI-zona Città Studi.
A lei è intitolata ancora oggi la sede ANPI di Agrate Brianza.

Parabiago, 11 dicembre 1921 – 7 gennaio 2017, tumulato nel cimitero di S. Lorenzo di Parabiago
Fu partigiano combattente nella 182a Brigata Garibaldi SAP di stanza in Valle Olona.
Arrestato nel settembre 1943 perché trovato senza documenti, viene trasferito nel carcere di San Vittore a Milano in attesa della deportazione. Una volta arrivato in carcere scopre che un suo vecchio amico è un soldato del carcere che decide di aiutarlo a scappare.
Dai suoi racconti: «𝐼𝓁 𝒹𝑜𝓁𝑜𝓇𝑒 𝓅𝒾𝓊’ 𝑔𝓇𝒶𝓃𝒹𝑒 𝒹𝑒𝓁𝓁𝒶 𝓂𝒾𝒶 𝑒𝓈𝓅𝑒𝓇𝒾𝑒𝓃𝓏𝒶 𝓃𝑒𝓁𝓁𝒶 𝑅𝑒𝓈𝒾𝓈𝓉𝑒𝓃𝓏𝒶 𝑒𝓇𝒶 𝓊𝓃 𝒸𝑜𝓃𝒻𝓁𝒾𝓉𝓉𝑜 𝒾𝓃𝓈𝒶𝓃𝒶𝒷𝒾𝓁𝑒 𝒹𝑒𝓃𝓉𝓇𝑜 𝒹𝒾 𝓂𝑒, 𝒹𝑜𝓋𝑒𝓋𝑜 𝓈𝒸𝑒𝑔𝓁𝒾𝑒𝓇𝑒 𝑜𝑔𝓃𝒾 𝑔𝒾𝑜𝓇𝓃𝑜 𝒹𝒾 𝒸𝑜𝓂𝒷𝒶𝓉𝓉𝑒𝓇𝑒 𝓅𝑒𝓇 𝓁𝒶 𝓁𝒾𝒷𝑒𝓇𝓉𝒶’ 𝒶𝓃𝒸𝒽𝑒 𝒹𝑒𝓁𝓁𝒶 𝓂𝒾𝒶 𝒻𝒶𝓂𝒾𝑔𝓁𝒾𝒶, 𝒸𝑜𝓁 𝓇𝒾𝓈𝒸𝒽𝒾𝑜 𝒸𝒽𝑒 𝓆𝓊𝑒𝓁𝓁𝑜 𝒻𝑜𝓈𝓈𝑒 𝓁’𝓊𝓁𝓉𝒾𝓂𝑜 𝑔𝒾𝑜𝓇𝓃𝑜 𝒶𝓃𝒸𝒽𝑒 𝓅𝑒𝓇 𝓁𝑜𝓇𝑜. 𝒞𝒾 𝑒𝓇𝒶𝓋𝒶𝓂𝑜 𝓅𝑒𝓇𝑜’ 𝑜𝓇𝑔𝒶𝓃𝒾𝓏𝓏𝒶𝓉𝒾: 𝓈𝓊𝒸𝒸𝑒𝒹𝑒𝓋𝒶 𝓈𝓅𝑒𝓈𝓈𝑜 𝒸𝒽𝑒 𝒾 𝓉𝑒𝒹𝑒𝓈𝒸𝒽𝒾 𝒶𝓃𝒹𝒶𝓈𝓈𝑒𝓇𝑜 𝒶𝓁 𝓂𝓊𝓁𝒾𝓃𝑜 𝒹𝒶𝒾 𝓂𝒾𝑒𝒾 𝑔𝑒𝓃𝒾𝓉𝑜𝓇𝒾 𝓅𝑒𝓇 𝒸𝑒𝓇𝒸𝒶𝓇𝓂𝒾. 𝒜𝓃𝒹𝒶𝓋𝒶𝓃𝑜 𝓃𝑒𝓁𝓁𝑒 𝓈𝓉𝒶𝓁𝓁𝑒 𝑒 𝓃𝑒𝓁 𝒻𝒾𝑒𝓃𝒾𝓁𝑒 𝑒, 𝒸𝑜𝓃 𝓁𝒶 𝒷𝒶𝒾𝑜𝓃𝑒𝓉𝓉𝒶, 𝒾𝓃𝒻𝒾𝓁𝓏𝒶𝓋𝒶𝓃𝑜 𝓁𝒶 𝓅𝒶𝑔𝓁𝒾𝒶, 𝓅𝑒𝓃𝓈𝒶𝓃𝒹𝑜 𝒹𝒾 𝓉𝓇𝑜𝓋𝒶𝓇𝓂𝒾 𝓃𝒶𝓈𝒸𝑜𝓈𝓉𝑜 𝓁𝒾’ 𝓈𝑜𝓉𝓉𝑜. 𝑀𝒾𝑜 𝓅𝒶𝓅𝒶’, 𝓈𝓊𝓁 𝒸𝒶𝓇𝓇𝑒𝓉𝓉𝑜, 𝒶𝓋𝑒𝓋𝒶 𝒻𝒶𝓉𝓉𝑜 𝓊𝓃 𝒹𝑜𝓅𝓅𝒾𝑜 𝒻𝑜𝓃𝒹𝑜 𝒾𝓃 𝓁𝑒𝑔𝓃𝑜. 𝒮𝑜𝓅𝓇𝒶 𝓋𝑒𝓃𝒾𝓋𝒶 𝓂𝑒𝓈𝓈𝑜 𝒾𝓁 𝒻𝒾𝑒𝓃𝑜 𝑒 𝓈𝑜𝓉𝓉𝑜 𝓅𝑜𝓉𝑒𝓋𝒶𝓃𝑜 𝓃𝒶𝓈𝒸𝑜𝓃𝒹𝑒𝓇𝓈𝒾 𝒹𝓊𝑒 𝑜 𝓉𝓇𝑒 𝓅𝑒𝓇𝓈𝑜𝓃𝑒. 𝒩𝑒𝓁 𝓂𝓊𝓁𝒾𝓃𝑜 𝓈𝓅𝑒𝓈𝓈𝑜 𝓃𝒶𝓈𝒸𝑜𝓃𝒹𝑒𝓋𝒶𝓂𝑜 𝓁𝑒 𝒶𝓇𝓂𝒾 𝑒, 𝓊𝓃𝒶 𝓋𝑜𝓁𝓉𝒶 𝓅𝓊𝓇𝓉𝓇𝑜𝓅𝓅𝑜, 𝓁𝑒 𝒶𝒷𝒷𝒾𝒶𝓂𝑜 𝒹𝑜𝓋𝓊𝓉𝑒 𝑔𝑒𝓉𝓉𝒶𝓇𝑒 𝓃𝑒𝓁𝓁’𝒪𝓁𝑜𝓃𝒶 𝓅𝑒𝓇 𝑒𝓋𝒾𝓉𝒶𝓇𝑒 𝒸𝒽𝑒 𝓋𝑒𝓃𝒾𝓈𝓈𝑒𝓇𝑜 𝓉𝓇𝑜𝓋𝒶𝓉𝑒».

1919-1947
Fu un partigiano combattente della Brigata Stefanoni che operava nella zona del Mottarone con base a Gignese (Stresa).
Le informazioni sulla sua vita arrivano dalle memorie lasciate da Mariuccia Andreani (conservate nell’archivio del Verbano-Cusio-Ossola).
Mariuccia (classe 1929), staffetta partigiana già a 15 anni, racconta di Giancarlo, della sua presenza nelle file dei partigiani del Mottarone già dall’ottobre 1943, nel gruppo dei “Ribelli della Presa”.
Giancarlo fu arrestato il 1° gennaio 1945, venne torturato a S. Vittore e poi trasferito nel campo di concentramento di Bolzano. Le feroci torture subite in carcere lo condurranno a morte solo due anni dopo, alla giovane età di 27 anni.
Riuscì a far pervenire, tramite un guardiano di S. Vittore che collaborava con la Resistenza, un messaggio al comandante della brigata nel quale rassicurava che non aveva svelato alcun segreto né fatto nomi e informava che nel carcere girava l’indiscrezione che i fascisti stavano predisponendo la cattura di due partigiani del Gruppo di Gignese: Andreani (papà di Mariuccia) e De Gasperi, mettendoli così in guardia e consentendo loro di sfuggire alla cattura.
Giancarlo Castelnovo è uno degli uomini a cui dobbiamo la nostra libertà e che ha sofferto tanto fino a morire pur di non tradire i suoi compagni. Oggi è sepolto nel cimitero di Parabiago e lo scorso anno ANPI Parabiago ha posto sulla sua tomba una targa con la scritta: «𝙸𝚗 𝚖𝚎𝚖𝚘𝚛𝚒𝚊 𝚍𝚒 𝙶𝚒𝚊𝚗𝚌𝚊𝚛𝚕𝚘 𝙲𝚊𝚜𝚝𝚎𝚕𝚗𝚘𝚟𝚘, 𝙿𝚊𝚛𝚝𝚒𝚐𝚒𝚊𝚗𝚘 𝙲𝚘𝚖𝚋𝚊𝚝𝚝𝚎𝚗𝚝𝚎 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚊 𝙱𝚛𝚒𝚐𝚊𝚝𝚊 “𝚂𝚝𝚎𝚏𝚊𝚗𝚘𝚗𝚒” 𝚅𝚊𝚕 𝚃𝚘𝚌𝚎. 𝙼𝚘𝚛𝚝𝚘 𝚊 𝚜𝚘𝚕𝚒 𝟸𝟽 𝚊𝚗𝚗𝚒 𝚒𝚗 𝚜𝚎𝚐𝚞𝚒𝚝𝚘 𝚊𝚕𝚕𝚎 𝚝𝚘𝚛𝚝𝚞𝚛𝚎 𝚊𝚕𝚕𝚎 𝚚𝚞𝚊𝚕𝚒 𝚕𝚘 𝚜𝚘𝚝𝚝𝚘𝚙𝚘𝚜𝚎𝚛𝚘 𝚒 𝚏𝚊𝚜𝚌𝚒𝚜𝚝𝚒 𝚌𝚑𝚎 𝚕𝚘 𝚊𝚛𝚛𝚎𝚜𝚝𝚊𝚛𝚘𝚗𝚘 𝚗𝚎𝚕 𝟷𝟿𝟺𝟻. 𝙰𝙽𝙿𝙸 𝙿𝚊𝚛𝚊𝚋𝚒𝚊𝚐𝚘 𝟸𝟻 𝚊𝚙𝚛𝚒𝚕𝚎».

26 aprile 1922 – 28 maggio 2019
Fu partigiano combattente della Divisione Valtoce nella 7a brigata Stefanoni, con il grado di tenente.
Ad Aniceto fu affidata la redazione e la stampa del giornale clandestino “Il Fuorilegge”, che venne stampato nei locali dell’Oratorio femminile di Nerviano da gennaio a maggio 1945 con una tiratura di circa 3.000 copie.
Nel 1983 venne insignito dall’Esercito italiano con la “Croce al merito di guerra” e in occasione della consegna disse: “𝘮𝘪 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘢𝘳𝘳𝘶𝘰𝘭𝘢𝘵𝘰 𝘯𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘙𝘦𝘴𝘪𝘴𝘵𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘯𝘦𝘭 ’43 𝘢𝘱𝘱𝘦𝘯𝘢 𝘵𝘰𝘳𝘯𝘢𝘵𝘰 𝘥𝘢𝘭𝘭’𝘪𝘯𝘧𝘦𝘳𝘯𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘙𝘶𝘴𝘴𝘪𝘢 𝘥𝘰𝘷𝘦 𝘧𝘶𝘪 𝘮𝘢𝘯𝘥𝘢𝘵𝘰 𝘯𝘦𝘭 ’42, 𝘢 𝘴𝘰𝘭𝘪 20 𝘢𝘯𝘯𝘪. 𝘋𝘦𝘨𝘭𝘪 800 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘪𝘵𝘪 𝘤𝘰𝘯 𝘪𝘭 𝘮𝘪𝘰 𝘳𝘦𝘨𝘨𝘪𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰 𝘵𝘰𝘳𝘯𝘢𝘮𝘮𝘰 𝘪𝘯 13”.
Fu uno dei fondatori del “Museo della Resistenza” di Ornavasso.
Aniceto ha vissuto a Parabiago per più di 50 anni (1962-2015), per poi trasferirsi dal figlio Massimo dopo la morte della moglie. Oggi è sepolto a Parabiago e sulla sua tomba il 25 aprile 2023 ANPI posizionerà una targa alla memoria.