Breve itinerario urbano ciclo-pedonale

alla scoperta delle testimonianze superstiti di archeologia industriale a Parabiago

 

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Punti d’interesse

1. Mobili Metallici Pino

1A. Uffici
Piazzale della Stazione

1B. Ingresso merci
Via XXIV maggio 38

Nel 1885 venne fondata la “Carlo Crespi”, azienda che produceva mobili da giardino, arredi ospedalieri, etc..
I mobili della “Carlo Crespi” sembravano imitare in ferro le caratteristiche formali e i motivi decorativi dei coevi mobili in legno, delle volte anche con l’inserimento di parti dipinte.

Negli anni Trenta il nuovo titolare dell’azienda diventa il rag. Emilio Pino, che continua nel settore della produzione di mobili metallici l’attività di Carlo Crespi, ma cambia il nome dell’azienda in Mobili Metallici Pino.
Emilio Pino è un siciliano emigrato a Parabiago. Negli anni si avvale della collaborazione dell’architetto e pittore Gabriele Mucchi (1899-2002), come responsabile del design, che ne rinnova completamente la produzione.
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale Gabriele Mucchi progettò, nel cimitero di Parabiago, anche la tomba di famiglia Pino.

Per saperne di più: https://www.fondazionecarlamusazzi.org/2020/06/29/parabiago-senza-scarpe-2/ 

 

Esempi di fabbricati produttivi con annessa residenza del titolare
La maggior parte dei pochi insediamenti industriali superstiti è costituita dalle residenze dei titolari.
Sono per la maggior parte dei casi ubicati nell’area a carattere residenziale-produttivo sviluppatasi tra la ferrovia (e quindi dopo la costruzione della stessa, completata nel 1877) e il vecchio centro storico.
Oggi nella quasi totalità dei casi è rimasta in piedi la sola residenza. Per le industrie di dimensioni maggiori si tratta di una vera e propria villa padronale, con qualche pretesa architettonica, mentre per le fabbriche di dimensioni minori, il fabbricato della residenza, degli uffici e quello produttivo sono realizzati a schiera, in fregio al fronte stradale.
I casi più interessanti di questa seconda tipologia sono il fabbricato di Via Don Minzoni 7 (punto n.2), quello di Via Matteotti angolo via Milite Ignoto (punto n.6) e quello di Via Garibaldi angolo Via Mazzini (punto n.8).

*Esterno al nostro percorso, esiste un altro esempio di fabbricato produttivo-residenziale. Per chi capiterà dalle parti di via Pogliani, al n.2, sarà colpito da un alto edificio d’angolo di colore rosso: si tratta del Calzaturificio Riccardo Banfi, uno dei più antichi di Parabiago, fondato nel 1918.

2. Residenza e Uffici
Via Don Giovanni Minzoni 7
Nel caso specifico di questo edificio, la parte produttiva, che era impostata strutturalmente su colonne in ghisa, è stata recentemente demolita.
La parte residenziale, realizzata entro i primi vent’anni del XX secolo, è disposta, come detto, in fregio alla strada.
La decorazione architettonica è particolarmente esuberante. Il basamento è in pietra leggermente bugnata. La parte centrale della facciata è in mattoni a vista, coronati da una cornicetta a dentelli, sempre in laterizio. Le parti laterali e l’ampia fascia sottotetto sono in intonaco graffito. Al piano terreno i serramenti sono protetti da grate in ferro battuto, con sobri elementi decorativi. L’edificio adiacente, probabilmente destinato a uffici, al confronto appare sostanzialmente privo di decorazione, limitandosi al solo marcapiano.

Altri esempi di questa tipologia di fabbricati li troverete anche al punto n.6 e al punto n.8.

 

3. Calzificio Re Depaolini (REDE)

3A. Via Santa Maria – angolo Via Vittorio Veneto
Il Calzificio Re Depaolini (REDE) è stato fondato nel 1938 da Mario Re Depaolini, nel salone della vecchia filanda di Casa Motta.
Il calzificio successivamente si spostò a poca distanza dalla vecchia Casa Giulini.
Nel 1944 Mario Re Depaolini sposò Carla Musazzi.
Quando la REDE approda nel mercato europeo e americano, la produzione si allarga al nylon e alla lana.
Nel 1964 Carla Musazzi assume la presidenza del Consiglio d’amministrazione, in seguito alla prematura scomparsa del marito Mario.
Negli anni Novanta la produzione si estende al tessuto elasticizzato lycra, e successivamente, alle calze da uomo, alle T-shirt e ai costumi da bagno.
Nella gestione dell’azienda, tuttora in attività, entrano progressivamente altri componenti della famiglia.

3B. Shed del Calzificio Re Depaolini (REDE) 
Via Vittorio Veneto, 15
Qui potete vedere la tipica copertura a shed (o a “denti di sega”), una tipologia particolarmente usata nei capannoni industriali, con la quale era possibile avere un’illuminazione diurna molto uniforme; in quanto, una delle due falde, di ogni tettoia, era completamente vetrata.
*Fino agli anni Settanta, questi fabbricati erano di proprietà della Rapizzi

 

4. Uffici Zeus-Rapizzi (Museo della Fondazione Carla Musazzi)
Via Randaccio 11
Nel 1912 Gaetano Rapizzi fonda la Zeus, industria elettromeccanica, e unisce l’attività di imprenditore a quella di inventore, divenendo titolare di numerosi brevetti (limitatore esclusivamente elettromagnetico, 1919; suoneria a bobina unica, 1927; interruttore a corrente alternata, 1932; valvola automatica, 1934).
La sua azienda è in continua crescita, tant’è che successivamente diviene esportatrice dei propri prodotti in più di quaranta paesi.
Il fabbricato degli uffici della Zeus-Rapizzi ospita oggi il Museo della Fondazione Carla Musazzi.
Per saperne di più: www.fondazionecarlamusazzi.org/2020/05/05/parabiago-senza-scarpe/

 

5. Villa Gajo
Via Matteotti 29
Costruita nel 1907, secondo il progetto dell’architetto milanese Enrico Zanoni, Villa Ida Lampugnani è stata la dimora del Senatore Felice Gajo, fondatore, con il cognato Adolfo Lampugnani (ingegnere), della fabbrica tessile Gajo-Lampugnani.
Dopo aver incorporato altre fabbriche tessili del circondario, nel 1898 prese il nome di Unione Manifatture.
Nel 1915 l’Unione Manifatture aveva 5000 operai, 3500 telai, per un fatturato di ₤20.000.000 (pari a € 67.000.000); nel 1930 aveva un utile di ₤6.300.000 (che equivalgono a € 5.000.000); nel 1935, anno di morte del sen. Felice Gajo, aveva 14 stabilimenti e 5000 telai.
Felice Gajo partecipò attivamente alla vita politica, infatti, fu più volte sindaco di Parabiago (1900-1901, 1903-1906 e 1923-1926) e potestà (1927-1935). Durante le sue legislature, vennero realizzate svariate opere urbanistiche ed architettoniche.
Nel 1934 divenne Senatore.
Morì nel 1935.

 

6. Esempio di fabbricato produttivo con annessa residenza del titolare
Via Matteotti angolo Via Milite Ignoto
L’edificio di fronte a voi è un altro esempio di ciò che rimane di una residenza, del titolare di una fabbrica di piccole dimensioni; un tempo affiancato dall’opificio e dagli uffici dell’azienda.
Si tratta di un ampio edificio ad angolo, realizzato intorno al 1920, con elementi decorativi non particolarmente ricchi (è assente la fascia marcapiano) eccezion fatta per il frontone sulla paretina d’angolo e gli architravi delle aperture, sui quali è realizzato un bassorilievo in cemento decorativo che rappresenta un paio di corna. Questa decorazione, presente al solo piano terreno, è estesa anche al fabbricato produttivo, tutt’ora in attività.

Altri esempi di questa tipologia di fabbricati li troverete anche al punto n.2 e al punto n.8

 

7. Prima sede OFFICINA RANCILIO
Via Don A. Galeazzi, 22
Nel 1927, con sede nella zona centrale della città, Roberto Rancilio fonda l’Officina Rancilio, officina meccanica per la produzione di macchine per caffè da bar, inventate all’inizio del Novecento dall’Ing. Luigi Bezzera di Milano.
All’epoca il caffè si otteneva con il vapore generato riscaldando l’acqua con elettrodi. Non era il caffè espresso che beviamo oggi ma una miscela molto più forte e densa e senza crema che veniva chiamato “caffè percolato”.
L’Officina Rancilio rimase nel suo insediamento originale fino al 1970, quando fu inaugurato il nuovo stabilimento nella zona industriale in Viale della Repubblica, ancora oggi sede di Rancilio Group.
Il fabbricato del primo insediamento è oggi la sede del museo Officina Rancilio 1926.
Per saperne di più: https://www.officinarancilio1926.com/
https://www.fondazionecarlamusazzi.org/2020/06/25/alpina/

 

8. Esempio di fabbricato produttivo con annessa residenza del titolare
Via Garibaldi angolo Via Mazzini
Terzo esempio di ciò che rimane di una residenza del titolare. Tutte e tre le strutture facevano parte di un nucleo di edifici a schiera con una fabbrica di piccole dimensioni, gli uffici dell’azienda e la residenza.
Edificio realizzato tra il 1920 e il 1930 con modesti elementi decorativi limitati alla fascia marcapiano e a sobrie cornici alle aperture del piano terreno.
Vano scala a giorno e distribuzione piano primo a ballatoio.
La testata nord è cieca, in previsione di un completamento a schiera, mai avviato.

Altri esempi di questa tipologia di fabbricati li troverete anche al punto n.2 e al punto n.6

 

9. Villa Castelnuovo
Via Santa Croce, angolo via XI febbraio
Costruita nel 1922, fu la residenza dell’industriale tessile Paolo Castelnuovo (1861-1926).
Dopo aver lavorato da ragazzo nella filanda Motta, a vent’anni si trasferisce a Shanghai, dove diviene il dirigente di un’azienda tessile fondata con capitali inglesi.
Nel 1884, tornato a Parabiago, dà vita ad una filanda di sua proprietà, per gestire la quale si serve anche (a partire dal 1898) dell’aiuto di alcune suore.
Nel 1904 fonda una società per la distribuzione dell’energia elettrica, chiamata Luce e Forza, con sede a Parabiago e della quale, il primo amministratore delegato è proprio il Castelnuovo.
Grazie a ciò, negli anni successivi si sviluppò l’industria elettromeccanica (1906 – F.lli Besozzi, 1912 – Rapizzi, e più tardi, nel 1926 Rancilio)
Alla morte di Paolo Castelnuovo (1926), nella conduzione dell’azienda gli succede il figlio maggiore Piero, il quale edifica un nuovo stabilimento nel 1927.
In seguito, a causa della crescente concorrenza orientale sulla produzione della seta, trasformò la filanda per la produzione del rayon, fibra sintetica innovativa, e più avanti per quella del nylon, per le calze da donna.